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Posts Tagged ‘vivere bene’

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Foto di nuno chacotohttp://www.olhares.com

Fluire con la vita si racchiude in poche parole:
‘Tutto passa e niente è realmente importante’.

Questo è il perfetto atteggiamento mentale per prevenire l’infelicità e vivere rilassati. Con la comprensione ultima si cammina sul sentiero dell’amore incondizionato e senza aspettative.

Fluire con la vita non significa essere indifferenti a quello che ci accade, ma apprezzare in pieno la gioia che il momento ci offre e accettare anche il dolore, consapevoli che nessuno dei due durerà per sempre. Fluire con la vita implica vivere accettando i cambiamenti e quindi comporta totale accettazione del volere di una forza superiore al nostro personale e limitato libero arbitrio, che si dibatte tra mille preferenze. Fluire come l’acqua di un fiume in piena vuol dire lasciarsi andare, accettando senza resistenze il disegno divino, senza mai permettere alla mente di restare coinvolta nel passato o nelle proiezioni di speranze che vorremmo vedere concretizzate nel futuro.

Questo saggio atteggiamento verso la vita consente anche di non rendere l’amore un business, una transazione commerciale in cui si cerca solo di esaminare i nostri vantaggi o quanto una determinata relazione possa ridurre le nostre insicurezze o le paure della solitudine.

Imparando a fluire con la vita, anche l’amore diviene un movimento spontaneo, senza la ricerca spasmodica di attrarre l’attenzione degli altri per sentirsi sicuri o per ricavarne dei profitti.
Attraverso una profonda analisi introspettiva, sorge la totale accettazione che eventi e azioni sono la manifestazione dell’Energia Divina e che non è mai esistita un’entità individuale chiamata Paolo o Anna e tanto meno un’azione individuale. Realizzando questo, si getta la maschera e si rimane nudi come un neonato, ma del neonato si acquisisce anche l’impersonale spontaneità e il relativo non coinvolgimento.
La causa di questo è data dalle relazioni basate sullo spiccato senso di libero arbitrio e individualità, quindi, analizzare a fondo il reale significato dell’immanenza dell’Energia Divina − e che non esiste altro che questa Energia Universale a permeare ogni atomo − è l’unico passo da compiere consapevolmente, ma anche il più laborioso, dato che i condizionamenti della società odierna si basano proprio sull’illusione di questo ‘io’ personale e individualista, ovvero l’ego o la personalità individuale.

La totale accettazione che ogni azione è un avvenimento divino, e non qualcosa compiuto da qualcuno, è alla base della rinascita della pace. Affinché la pace che permea l’universo possa essere riscoperta, ognuno di noi ha il dovere verso se stesso di dedicarsi del tempo, per approfondire cosa ci aspettiamo dalla vita che possa appagarci veramente, dopo aver soddisfatto i bisogni basilari di cibo, vestiti e riparo. Cosa mi rende diverso dal gatto di casa? Questa domanda e la ricerca delle risposte concatenate che scatena significano volersi veramente bene.

La mente oscilla come un’altalena tra le memorie passate e le aspettative future, escludendo il momento più importante, il presente.

La mente crea il tempo e vive di aspettative e memorie.
La mente è un continuo flusso di pensieri e oscilla tra ricordi, proiezioni, rancori, competizioni, speranze e giudizi; la pace prevale invece solo quando la mente tace, ma soprattutto quando smette di cercare e valutare sia i difetti degli altri sia le nostre mancanze. Sono sempre più rare le persone che pensano che tutto sia perfetto ed evitano di emettere giudizi perché consci che ogni attimo è un avvenimento sognato dalla mente divina e che nessuno degli attori di questa grande e infinita soap opera ha la possibilità di commettere errori − se non quando il Regista lo suggerisce − con lo scopo di rendere la trama della commedia più interessante.

La mente vuole essere in controllo, ma essendo impossibile, questo è unicamente causa di eterne frustrazioni.

Non saper fluire con la vita, cercando d’essere sempre in controllo degli eventi e delle conseguenze d’ogni decisione, significa andare contro la natura divina stessa dell’universo e quindi crea solo stress e depressioni. Un futuro incerto che va a sommarsi alle recriminazioni di un passato che non esiste più; i sensi di colpa e l’atavico timore di cadere nel ‘peccato’ rendono l’uomo teso e infelice, mentre ogni cosa accade solo se è la volontà di Dio.

Il vero fluire con la vita comporta una parola ostica alla maggioranza− abbandono − ovvero l’accettazione totale che a muovere ogni pedina e gli eventi della vita è solo un grande disegno a incastro, proiettato e sovrimposto su Se stessa dalla Mente Cosmica, che si manifesta attraverso ognuno di noi, come in un intricatissimo puzzle in cui non esiste niente di personale o individuale.
Il film è già stato girato. Il ‘ciak’ che ha dato inizio a questa lunghissima e intricatissima soap  opera prodotta dalla Mente Cosmica è scattato milioni d’anni fa. Reagire al ruolo affidato a noi attori crea solo inutili tensioni. Sintonizzarci con il suggeritore delle battute è l’unica alternativa che abbiamo. Questo equivale ad agire senza reagire.

Si arriva a sorridere della nostra folle illusione e a vivere serenamente senza alcun bisogno di psicoanalisti solo quando si comprende a fondo il gioco del grande ipnotista: Dio, la Coscienza, o come volete chiamarlo.

A quel punto non vedremo più uscire fazzoletti multicolori, colombe e conigli dal cappello a cilindro perché avremo compreso ogni trucco e potremo finalmente essere il Supremo Ipnotista stesso.

La vita è un gioco che abbiamo sognato quando eravamo consapevoli d’essere Energia Primaria e, scartando i veli dell’ipnosi, possiamo continuare a giocare non come poveri esseri umani che devono ascendere all’infinito ma piuttosto come Dio mascherato da essere umano, che ha scelto di calarsi sul palcoscenico del pianeta terra.
(Sandra Heber Percy)

Biografia e Libri dell’Autore  –   qui

Il sito di Sandra Heber Percy – www.sandraheberpercy.com

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foto Abilio Dias – http://www.olhares.com

<Le redini della propria vita>

(di Maria Castiglione)

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Ognuno porta in sé il seme di ciò che può diventare. Crescendo, spesso, finiamo col dimenticare chi siamo, di cosa siamo capaci e “ci peridiamo per strada”. Ma ritrovarci e realizzare il nostro progetto di vita è possibile.

Il “piccolo” dell’uomo nasce e da subito dimostra il suo temperamento giacché nei primi mesi di vita e anche nei primi anni, il suo contatto con il Sé è stretto e fluido ed egli manifesta peculiarità, attitudini, qualità, vocazioni le quali – se si prestasse loro la dovuta attenzione e il rispetto- sarebbero i sicuri segnali del suo progetto di vita.

Poi, come in tutte le favole, qualcosa succede e sulla strada del piccolo eroe compaiono gli ostacoli; quando è fortunato non si tratta di grandi violenze, ma di piccole continue interferenze col suo naturale funzionamento. Si sa, il bambino deve essere educato, i genitori da subito si sentono investiti dal sacro compito. Ciò che nessuno ha insegnato loro è che non dovrebbero assolutizzare niente e far notare al bambino che quanto gli comunicano è ciò che nella loro famiglia si trasmette di generazione in generazione, ma che in altre famiglie si fa in un altro modo e offrire esempi di un modo diverso di vivere e al bambino fare intravedere la possibilità di cambiare – quando sarà abbastanza grande da poterlo fare- ciò che riterrà opportuno senza incorrere nella disapprovazione di coloro che ama.

E invece a poco a poco i “no”, le ingiunzioni”, i “devi” lo allontanano dalla sua vera natura e lo disorientano, sì proprio così perché il Sé è essenzialmente orientamento, agisce come un radar che sa quali onde catturare per cui quando il piccolo viene allontanato dalla sua essenza, invece di andare nel mondo tranquillo e sicuro, annaspa, incespica di continuo, avanza tentoni come chi è afflitto da un handicap. E in molti casi il mondo diventa nemico e nascono paure di ogni tipo.

Quel bambino cresce conformandosi o ribellandosi ma non seguendo se stesso; a un certo punto però, diventato adulto, entra in crisi, l’anima bussa, chiede il conto.

Questo ipotetico cammino ci riguarda un po’ tutti, molti di noi in un certo momento della vita sentiranno un’intensa insoddisfazione e inizieranno quell’opera di riorientamento che impegnerà gran parte delle nostre forze e ci porterà a ritornare in noi stessi stesso e a ridefinirci. Guadagneremo un modo di stare nel mondo più consono alla nostra natura e di conseguenza serenità e gioia.

Da dove cominciare?

1. Tagliare i codici che hanno informato la nostra vita, ovviamente se l’hanno resa poco godibile. E’ disimparare, è disfarsi di cattive abitudini, dei maestri, è partire da sé, per passare da un’etica impersonale appresa a un’etica personale del volere e della responsabilità, per scoprire il mondo dei propri valori individuandoli a partire dai propri bisogni, desideri e ideali. Questa è la strada per individuarsi, differenziarsi, vivere.

Partire da sé è lottare per affermare le proprie posizioni perché tra i nostri” vicini” ci sarà sempre qualcuno che tenterà di depistarci, manipolarci in nome magari dell’amore o per fini egoistici. In tutti i miti l’eroe afferma se stesso lottando, superando numerosi ostacoli sul suo cammino; la via dell’eroe è la metafora di ogni vita che è forte e vuole risposte forti da ogni uomo e da ogni donna.

2. Taglio ma anche piega: nel lavoro di riordino della nostra personalità è basilare il “ritorno a Casa” ovvero piegarsi verso se stessi e,quasi atto medico, aver cura di sé, capire la forma che si desidera darsi, la forma che dirà dei nostri più intimi e personali desideri.

3. Interrogare continuamente l’esperienza. Importanti le domande empiriche che sapremo rivolgerci. Ogni volta che un evento parla il linguaggio del disagio, provare ad estrarre dalla situazione il sentimento particolare che si è provato invidia, gelosia, vergogna e chiedersi: Quando e perché lo incontro, chi o che cosa mi evoca un tal sentimento? Che ha a che fare con la mia vita?

Quando un evento parla il linguaggio del benessere si fa la stessa cosa in modo da rendere ripetibile a volontà, e non casualmente, l’esperienza. Per le cose che avvengono per caso chiedersi: Ma quante cose avevo prima lasciato accadere?
Per le cose che facciamo deliberatamente senza però ottenere gli effetti desiderati: Mi sono interrogato sulle mie motivazioni e l’intenzione qual era?

4. Coltivare le figure del cuore ovvero i valori personali di cui si diceva sopra e poi quelle configurazioni fatte di pensieri, sentimenti che sono il distillato, il portato di esperienze benefiche e ancora: nello spazio della nostra interiorità ci sono varie immagini di noi,alcune sono purtroppo costrittive e ostacolanti il nostro sviluppo, altre ci regalano invece un senso di espansione e libertà, fare di quest’ultime figure del cuore, e cioè richiamarle spesso alla coscienza, arricchirle, farne tesoro.

Tanto altro ancora si può fare, l’importante è non dimenticare che l’identità è in cammino per tutto il tempo del nostro percorso esistenziale. Ciò dà speranza.

fonte: postato il Lista Sadhana – Guido da Todi

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Dai Colore alla tua Vita
Il segreto per vivere meglio

Un invito a compiere il viaggio più bello: vivere una vita piena e autentica, di successo. Se non possiamo cambiare la direzione del vento… possiamo sempre regolare le vele e raggiungere la meta prefissata!

Sviluppare le nostre qualità e realizzare i nostri desideri più profondi non è questione di fortuna. Si tratta di un lungo cammino, o meglio di un viaggio, fatto di preparazione e allenamento, sconfitte e vittorie. Non tutti, non sempre, hanno il coraggio o anche solo la motivazione per affrontarlo perché questo percorso richiede costanza, ma soprattutto una valida guida che “spiani la strada”.

Questo libro insegna attraverso divertenti esercizi ad acquisire la tecnica vincente per abbandonare la vecchia visione di noi stessi, sentirsi liberi di intraprendere il cambiamento e crearsi un proprio percorso di vita vincente. A volte costruire obiettivi ambiziosi ci distrae da ciò che conta veramente: il presente.

L’autore ci invita a non correre questo rischio: la nostra esistenza merita di essere vissuta momento per momento, godendo ogni attimo del percorso. Tutto è già in noi; le nostre menti e i nostri cuori sono i porti da cui salpare.
lo trovi su Macrolibrarsi qui

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Quanto più ti affidi all’energia interiore, tanto più libero potrai essere nella vita

Che cosa pensiamo della vita? Per anni trovare una risposta a tali interrogativi ha implicato scavare in noi stessi. Ma che cosa significa esattamente ciò? Ognuno di noi possiede un’Energia Interiore che gli consente di mantenersi in buona salute, instaurare rapporti interpersonali soddisfacenti, fare una carriera brillante e godere, nella vita, di ogni prosperità.

Per raggiungere tali obiettivi, è innanzitutto necessario credere che sia possibile farlo e, in seguito, eliminare quei fattori che, nella vita, ci impongono situazioni indesiderate. A tale scopo scaviamo in noi stessi ricercando l’aiuto dell’Energia Interiore, capace di indicarci che cosa sia meglio per noi. Se siamo disposti a cambiare la nostra vita affidandola a tale Energia, che ci ama e ci sostiene, possiamo vivere circondati da amore e benessere.

La nostra mente è sempre correlata, mediante l’lo Superiore o Energia Interiore, alla Mente Infinita, all’Energia Universale che ci ha creato, da cui trae conoscenza e saggezza.

L’Energia Universale ama tutte le Sue creature, è un’Entità benefica che dirige la nostra vita: non conosce odio, menzogna né punizione, è amore, libertà, comprensione, pietà. E’ dunque importante affidare la nostra vita all’Io Superiore poiché, in tal modo, possiamo ricevere ogni bene.

Ovviamente, possiamo decidere di usare l’Energia in qualsiasi modo: decidendo di vivere nel passato e di riassestare quanto di negativo è avvenuto nella nostra esistenza, rimaniamo semplicemente al punto di prima. Se, viceversa, intendiamo non esserne vittime e andare avanti creandoci una nuova vita, veniamo sostenuti dall’Energia che ci procura nuove e più felici esperienze.

Personalmente, non credo nell’esistenza di due energie, ritengo esista un solo Spirito Infinito. E’ troppo semplicistico dire: “E’ il diavolo” oppure “sono loro”; siamo noi, ed abbiamo di fronte solamente due alternative: utilizzare l’energia con saggezza o con sconsideratezza. Esiste il diavolo nel nostro cuore? Condanniamo gli altri perché sono differenti da noi? Che cosa scegliamo?

<Responsabilità e colpa>

Con i pensieri e i sentimenti contribuiamo a determinare tutte le situazioni, buone o cattive, che caratterizzano la nostra esistenza; i pensieri generano le sensazioni in base a cui impostiamo la vita. Ciò non significa darci la colpa per gli sbagli compiuti: vi è infatti una differenza notevole fra essere responsabile e incolpare se stessi o gli altri.

Essere responsabile significa possedere l’energia, incolpare o incolparsi implica gettarla via. La responsabilità ci consente di operare dei cambiamenti nella vita; se, viceversa, ci assumiamo il ruolo di vittime, sprechiamo l’energia. Accettando la responsabilità, non perdiamo tempo a incolpare qualcuno o Qualcos’altro; alcuni si sentono in colpa per aver causato malattia, povertà o problemi agli altri interpretando, in tal modo, la responsabilità come colpa. (I mass media hanno definito il fenomeno la Colpa della Nuova Era.)

Queste persone provano una sensazione di colpa perché ritengono di avere, in certo qual modo, fallito; esse prendono tutto come colpa trovando così un “alibi” ulteriore per criticarsi. Questo atteggiamento è ben diverso da quello che intendo. Se consideriamo problemi e malattie come un’opportunità per cambiare la nostra vita, possediamo l’energia.

Numerose persone affette da patologie gravi hanno affermato, una volta guarite, che queste sono state l’esperienza più bella in quanto hanno consentito loro di cambiare ottica di vita.

Altre, invece, insistono nel ripetere: “Sono disgraziato! Povero me! Dottore, mi aiuti!” Credo che, anche guarendo o dovendo affrontare problemi minori, tali persone non abbiano una vita facile.

La responsabilità è la capacità di rispondere ad una situazione. Abbiamo sempre la possibilità di scelta: ciò non significa negare quello che siamo disprezzando quanto abbiamo nella vita, bensì riconoscere che siamo giunti dove siamo; in base a nostre scelte.

Assumendoci la responsabilità, possiamo cambiare. Quando chiediamo: “Che cosa posso fare per modificare questa situazione?”, dobbiamo pensare che possediamo sempre l’energia necessaria per attuare cambiamenti. Dipende solo da noi come utilizzarla.

Tutte le esperienze da noi vissute fino ad ora sono state determinate dai pensieri elaborati in passato: non guardiamo alla nostra vita con vergogna, ma consideriamo il passato come parte ricca e importante della nostra esistenza. Senza di esso, infatti, non saremmo qui oggi. Non c’è ragione di martoriarci perché non abbiamo fatto di meglio: abbiamo comunque fatto tutto quello che potevamo.

Consideriamo il passato nella luce dell’amore e siamogli grati per questa nuova consapevolezza. Il passato esiste solo nella nostra mente e nel modo in cui decidiamo di considerarlo. Questo è il momento in cui stiamo vivendo; questo è il momento in cui stiamo percependo sensazioni, questo è il momento in cui stiamo facendo esperienze. Ciò che facciamo oggi costituisce la base del domani; pertanto, questo è il momento di prendere una decisione. Non possiamo fare nulla domani né cambiare quanto avvenuto ieri, ma possiamo agire oggi.

E’ dunque determinante quello che decidiamo di pensare e di dire in questo momento. Quando iniziamo ad assumerci la responsabilità dei nostri pensieri e delle nostre parole, abbiamo uno strumento valido nelle nostre mani. Potrà sembrare banale, ma è così: l’energia scaturisce sempre dal presente.

E’ importante comprendere che la nostra mente non ci controlla e che, viceversa, siamo noi e, più esattamente, il nostro lo Superiore a controllarla. E’ possibile arrestare i vecchi pensieri: quando questi cercano di farsi strada, suggerendo che “è così difficile cambiare!”, è bene prendere il controllo della situazione convincendosi che “da ora in poi sarà facile operare dei cambiamenti”.

Può essere necessario ripetere più volte questo dialogo con la propria mente prima che riconosca che noi la controlliamo e che siamo convinti di quello che abbiamo detto.

Spesso mi dicono: “Non riesco a non pensare a questa cosa”, ed io rispondo: “Invece, puoi riuscirci”.

Quante volte abbiamo cercato di rimuovere un pensiero positivo? E’ sufficiente adottare lo stesso sistema per quelli negativi impedendo alla mente di elaborarli; questo non significa che, in fase di cambiamento, bisogna combattere i propri pensieri. Se un pensiero negativo si fa strada, basta dire: “Grazie per la compagnia!”.

In questo modo non neghiamo ciò che esiste,né rischiamo di usare malamente la nostra energia. E’ importante ripetere a noi stessi che non cederemo più alla negatività; anche in questo caso, non si tratta di combattere i propri pensieri, ma di riconoscerli come tali e di superarli.

Non anneghiamo nel mare della negatività se possiamo farci trasportare dall’oceano della vita! La vita, di cui tutti noi siamo una magnifica espressione, attende che ci apriamo ad essa dimostrandoci degni dei suoi beni.

La saggezza e l’intelligenza dell’Universo sono a nostra disposizione, la Vita è pronta ad aiutarci. Quando abbiamo paura, è utile pensare al nostro respiro, l’elemento più prezioso donatoci dalla vita: lo accettiamo senza nemmeno riflettere sul suo valore, e poi dubitiamo che la vita possa farci mancare tutto il resto di cui abbiamo bisogno. A questo punto è bene conoscere l’energia e quello che siamo capaci di fare. Esploriamo noi stessi per capire chi siamo.

Ogni volta che diciamo: “Non so” chiudiamo la porta in faccia alla nostra saggezza.

Se riceviamo messaggi negativi, significa che stiamo operando a livello del nostro ego e della nostra mente, talora a quello dell’immaginazione, anche se, normalmente, sono proprio immaginazione e sogni a trasmetterci messaggi positivi.

Aiutiamoci effettuando le scelte giuste per noi; in caso di dubbio, chiediamoci: “E’ una decisione adeguata per me? E’ una decisione giusta per me in questo momento? ” Questo sistema andrebbe adottato sempre prima di prendere qualsiasi decisione.

Imparando ad amare noi stessi ad avere fiducia nel nostro Io Superiore, diventiamo co-creatori, insieme allo Spirito Infinito, di un mondo di amore. L’amore che abbiamo per noi stessi ci trasforma da vittime in vincitori; non avete mai notato che le persone che stanno bene con se stesse risultano naturalmente attraenti? Esse hanno infatti una qualità semplicemente meravigliosa: sono contente della loro vita. Pertanto, possono affrontare con successo qualsiasi ostacolo e difficoltà.

Molto tempo fa ho imparato che Dio dimora in me; la sua saggezza e la sua comprensione mi guidano dunque in tutte le mie azioni sulla terra. Come le stelle e i pianeti seguono la loro orbita, così anch’io seguo il mio ordine divino. Per quanto non riesca a capire tutto con la mia mente umana limitata, so che, a livello cosmico, sono nel posto giusto, al momento giusto, e che sto facendo la cosa giusta. La mia esperienza attuale mi porterà a superare il passato e a scoprire nuove possibilità per il futuro.

“Molti di noi si rendono conto solo a distanza di tempo che, durante l’infanzia e l’adolescenza, le condizioni di vita familiare hanno influenzato negativamente la concezione della propria personalità e l’atteggiamento nei confronti della vita. La mia infanzia, ad esempio, è stata permeata dalla violenza, inclusa quella sessuale; non ho mai ricevuto,né amore, né affetto e non ho mai avuto stima nei confronti di me stessa. Dopo aver abbandonato la famiglia all’età di 15 anni, ho continuato a subire diversi tipi di violenza senza rendermi conto che gli schemi mentali ed emozionali acquisiti nei primi anni di vita mi avevano condizionata a subire violenze.

I bambini rispondono spesso all’atmosfera mentale creata dagli adulti che li circondano; io ho imparato precocemente a conoscere la paura e la violenza e, una volta adulta, a riprodurre certe esperienze per me stessa. Sicuramente, non avevo ancora capito che possedevo l’energia per cambiare tutto ciò; ero spietata nei confronti di me stessa, poiché interpretavo la mancanza di amore e di affetto come una conseguenza del mio essere una persona spregevole.

Immaginiamo che i nostri pensieri siano gocce d’acqua: un pensiero, o una goccia d’acqua, non ha molta importanza. Tuttavia, goccia dopo goccia, si forma dapprima una piccola pozzanghera, poi uno stagno, poi un lago e, infine, un oceano. Che tipo di oceano state creando? Inquinato e tossico, oppure limpido, chiaro e rinfrescante?

In proposito le opinioni sono differenti: voi avete diritto di pensare ciò che volete, io ho il diritto di credere a ciò che ritengo più giusto per me.
Indipendentemente da quello che succede, l’unico elemento a cui attenersi è stabilire che cosa sia giusto per noi; a tal fine è necessario prendere contatto con la nostra guida interiore. E’ infatti la saggezza a darci le risposte. Non è tuttavia facile ascoltare noi stessi quando amici e familiari ci dicono che cosa dobbiamo fare; eppure, tutte le risposte sono dentro di noi.

Chi siamo? Che cosa vogliamo imparare? Che cosa vogliamo insegnare? Abbiamo tutti un unico scopo; non siamo semplicemente un insieme di personalità, problemi, paure e malattie: siamo tutti correlati ai nostri simili ed alle altre forme di vita. Siamo spirito, luce, energia, vibrazione ed amore; possediamo tutti l’energia per dare scopo e significato alla nostra vita.

(Louise Hay) – Tratto da Lista Sadhana – http://it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana/ (Guido da Todi)

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001-6

<I bramavihara: gentilezza infinita>
( di Fred Von Allmen)

(“La mia religione è la gentilezza” – S. E. il XIV Dalai Lama)

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I quattro brahmavihara sono l’amore (metta), la compassione (karuna), la gioia compartecipe (mudita) e l’equanimità (upekkha).

Tali stati o qualità del cuore e della mente sono chiamati brahmavihara, cioè “luoghi dove dimorano i Brahma”, dato che i Brahma, le massime divinità dell’esistenza, dimorano in tali stati. Il termine brahmavihara viene tradotto anche con dimora ‘sublime’ o ‘elevata’.

Queste qualità o stati mentali vengono chiamati anche apamanna, cioè illimitati, in quanto si riferiscono a un numero illimitato di esseri, e cioè a tutti gli esseri, senza eccezione.

Il primo dei brahmavihara è la gentilezza amorevole (metta). La metta è una delle qualità più importanti e potenti della pratica spirituale. L’apostolo Paolo ne parla in maniera convincente:

La carità è la più eccellente delle virtù.
Quand’anche io parlassi le lingue
degli uomini e degli Angeli,
se non ho la carità –
io sono un bronzo che suona
o un cembalo che squilla.
Di più, avessi pure il dono della profezia
e conoscessi tutti i segreti di Dio
e avessi una fede tale da spostare la montagne,
se non ho la carità –
io sono un niente.
Anzi se distribuissi anche tutti i miei beni
e dessi il mio corpo ad essere bruciato,
se non ho la carità –
tutto questo non mi giova a nulla .

Per amore o gentilezza amorevole si intende ‘una morbidezza del cuore’. La radice della parola pali metta è ‘mid’, che significa ‘morbido’ o  ‘amorevole’. La parola in sanscrito mitra vuol dire ‘amico’. Il termine metta indica dunque “una morbida, amorevole benevolenza o gentilezza”.

I quattro brahmavihara rappresentano l’opposto di determinati stati mentali poco salutari, i kilesa. Si potrebbe anche dire che, quando sono presenti i brahmavihara positivi, mancano le corrispondenti emozioni difficili e negative. Nel caso della metta esse sono l’odio e l’avversione in tutte le sue forme, dunque l’ira, la rabbia, i sentimenti di vendetta, l’ostinazione, la gelosia, la resistenza, lo spirito giudicante e i pregiudizi come pure la noia.

Accanto a tale forza di opposizione anche chiamata ‘il nemico lontano’ esiste pure un cosiddetto ‘amico vicino’ o falsa apparenza di quella virtù. Per la metta esso è l’amore personale, caratterizzato da attaccamento e desiderio, l’amore passionale come pure l’amore che mira a ottenere qualcosa in cambio.

È molto facile riconoscere queste qualità. La metta infatti non causa mai dolore o sofferenza. Qualunque cosa una persona possa fare o non fare, che essa ci sia amica o meno, vicina o lontana, che si sia insieme o separati, che essa la pensi come noi o meno, la metta non pone condizioni né dipende da condizioni.

In presenza di desiderio, attaccamento e passione le cose sono molto diverse, in quanto tali stati mentali sono invece motivo di dolore. “La passione è una forza che produce sofferenza”, si dice. Siamo portati a soffrire non appena una persona a noi vicina non fa quello che noi vorremmo o che ci serve.

Nel distinguere tra la metta da un lato e l’attaccamento o passione  dall’altro non esprimiamo un giudizio di valore, non affermiamo che l’uno è bene e  l’altro è male, ma pensiamo piuttosto al loro diverso effetto. L’amore inteso come passione, desiderio e attaccamento produce dolore ogniqualvolta la situazione data non corrisponde alle nostre idee, aspettative e speranze, mentre l’amore inteso come metta produce apertura, equilibrio interiore e gioia.

La metta può esser paragonata ad acqua fresca versata in un recipiente arroventato contenente un liquido ribollente. Così come l’acqua, la metta rinfresca e acquieta le emozioni dell’odio e dell’avversione che bruciano e tormentano il nostro cuore e la nostra mente. La meditazione e la pratica servono dunque a esercitarci ad affrontare persino emozioni difficili come ira e rabbia con un atteggiamento di gentilezza spaziosa e amorevole. Ed è proprio questo atteggiamento che ha, in ultima analisi, la forza di guarire e trasformare. Esso ha anche un effetto terapeutico sull’ambiente e sulle persone attorno a noi.

In un insegnamento il Buddha elogiò i benefici che possono derivare dalla pratica di meditazione di metta:

Dormirai bene, ti risveglierai contento
e non farai sogni spiacevoli.
Gli uomini ti ameranno
e gli esseri celesti ti apprezzeranno.
I Deva ti proteggeranno e
il fuoco, le sostanze velenose e
le armi non ti faranno del male.
Ti concentrerai facilmente
e la tua mente sarà serena.
Morirai quieto
e qualora tu non fossi ancora completamente
liberato rinascerai
in regni felici.

La metta non è però in primo luogo una bella sensazione calda di amore nel cuore, anche se a volte ciò può accadere. È piuttosto un atteggiamento interiore o addirittura una decisione e un giudizio verso quello che è, così com’è , si tratti di esseri viventi, cose o situazioni.

Il poeta Erich Fried scrive a questo proposito:

Cosa è
È pazzia
dice la ragione
È quello che è
dice l’amore
È una disgrazia
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
È senza speranza
dice il senno
È quello che è
dice l’amore
È ridicolo
dice l’orgoglio
È sconsiderato
dice la prudenza
È impossibile
dice l’esperienza
È quello che è
dice l’amore

Metta significa dunque accettazione, rispetto e stima incondizionati per creature e cose, così come sono, e per la vita così com’è.

La metta è anche l’augurio che tutti gli esseri viventi possano essere felici e stare bene. Nella meditazione si usano frasi come queste:

Possano tutti gli esseri viventi essere felici.
Possano tutti gli esseri viventi essere in buona salute.
Possano tutti gli esseri viventi vivere nella sicurezza.
Possano tutti gli esseri viventi vivere con agio.

Tale forma di meditazione non vuol dire sognare, né si tratta dell’ “Io sono felice” del training autogeno. Non dobbiamo neppure credere che i ‘beneficiari’ della nostra gentilezza amorevole diventino felici e siano sani o privi di preoccupazioni solo perché noi glielo auguriamo.

È piuttosto un modo per esercitarsi a incontrare gli altri e affrontare la vita in maniera giusta e salutare. Così facendo rafforziamo anche la tendenza positiva che è in noi a esprimere gentilezza amorevole, indebolendo allo stesso tempo le tendenze negative e di avversione presenti in noi.

Nella tradizionale meditazione di metta si inizia col rivolgere amore e simpatia a noi stessi: “Possa io essere felice… Possa io vivere con agio”. È importante essere veramente convinti di quello che si dice. La metta rivolta a noi stessi, se praticata nella maniera giusta, ha un effetto terapeutico straordinario. Infatti se non proviamo alcuna simpatia, amore e stima per noi stessi, anche il nostro amore per gli altri non potrà essere autentico, ma solo superficiale. L’intenzione potrà essere buona ma il sentimento non sarà né spontaneo né profondo.

Successivamente scegliamo una persona che ci è stata di grande aiuto e ci ha dato tanto, che conta molto per noi, in cui abbiamo fiducia e per cui proviamo spontaneamente e facilmente sentimenti di simpatia, stima e amore. Ci immaginiamo questa persona e ripetiamo la frase: “Possa tu essere felice…”.

È importante fare attenzione ai seguenti tre punti: ripetere le frasi, ricordarsi in continuazione del loro significato e visualizzare la persona o immaginarsela in altro modo. Continuiamo a fare ciò il più spesso possibile e senza interruzione. Non occorre altro. Alcune volte emergono sentimenti piacevoli, altre no, così come possono sorgere persino sentimenti di resistenza e di avversione, di tristezza e di isolamento. Anche ciò va bene. Continuiamo a praticare serenamente e senza interruzione. Saremo così in grado di incontrare i sentimenti difficili con lo stesso atteggiamento interiore di benevolenza accettante insita nella qualità della metta verso tutti gli esseri viventi: con amorevole protezione ma senza coinvolgimento.

Una volta constatato che ci troviamo sufficientemente a nostro agio con questa parte della meditazione, cominciamo a rivolgerla a un amico,  un’amica, a qualcuno per cui ci è abbastanza facile provare simpatia amorevole, senza sentire un’attrazione particolare.

Le persone verso cui proviamo desiderio, attaccamento e sentimenti di passione non sono particolarmente adatte a essere oggetto della metta, dato che, meditando su di loro, potremmo facilmente allontanarci  dall’atteggiamento di gentilezza incondizionata.

Una volta che non abbiamo più difficoltà con questa categoria, passiamo a una persona che non ci sta molto a cuore o che ci lascia indifferenti. Per taluni questo esercizio risulterà più difficile data la mancanza di un rapporto personale. Per altri invece la meditazione sarà più facile, considerato che le persone con cui non abbiamo un rapporto stretto siprestano meglio a tale scopo. In ogni caso continuiamo a tenere presenti i tre punti di cui sopra e a praticare con perseveranza.

Per finire possiamo scegliere una persona che ci risulta difficile amare, qualcuno che ci irrita, ci contraria o ci fa arrabbiare. Se ci costa fatica rivolgere simpatia a questa persona, può giovare ricordarsi di un’azione positiva o di un tratto simpatico di questa persona, per quanto poco importante esso possa sembrarci. La causa immediata per il manifestarsi della metta è proprio la percezione e il riconoscimento di buone qualità umane. Perciò quando si medita su una persona difficile è particolarmente importante non farsi prendere da ricordi negativi, che potrebbero rafforzare l’avversione e la distrazione, invece di sviluppare gentilezza amorevole. Qualora ciò risultasse difficile è opportuno ritornare a una persona a cui ci riusciva facile rivolgere la metta.

È tuttavia importante non farsi fuorviare dalla varietà di sentimenti che possono emergere, e continuare a praticare con interesse e costanza

Alla fine estendiamo la nostra simpatia a tutti gli esseri viventi senza eccezione. Come è detto nel Metta Sutta, l’insegnamento del Buddha sulla gentilezza amorevole:

….Deboli o forti,
lunghi, medi o corti,
piccolissimi o enormi
visibili o invisibili
vicinissimi o lontani,
nati o ancora non nati,
possano tutti gli esseri viventi, senza eccezione,
essere felici e contenti.

(Articolo inviato in Lista Sadhana da Guido da Todi il 27/10/08)

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<Come proteggersi, al mattino, dai pensieri di depressione notturna…>
di Dr. Mario Rizzi

Una persona ignara che vive una vita materialistica, pensa, agisce e vive in conformità al suo ambiente. Dorme a lungo e, durante il giorno, si lascia trascinare sulle onde dell’oceano di questo mondo, anche in virtù della sua programmazione materialista del mattino. Solo quando e toccata dalle disgrazie comincia eventualmente a riflettere; oppure, se la prende con Dio e ricorre ad una scatola di pastiglie.

La migliore medicina è, invece, utilizzare le ore del mattino nel senso voluto da Dio e dare cosi un orientamento positivo a tutta la giornata. Le forze cosmiche sono un’alta fonte di energia e si possono assimilare particolarmente bene nelle ore del mattino, quando il corpo si trova ancora in armonia. Esse fluiscono dalla farmacia di Dio e sono per ogni cellula del corpo l’acqua della vita. A te, o uomo, e dato di riceverle!

Il corretto uso di questa preziosa medicina sta nel retto atteggiamento interiore verso la vita spirituale divina. Il tuo primo pensiero del mattino aprirà o chiuderà la tua anima e il tuo corpo a questa energia vitale. Perciò, è di essenziale importanza il tuo primo pensiero e il tuo rivolgerti alle forze vitali esistenti che aspettano solo di essere richiamate.

Molte persone si svegliano di malumore, o perché hanno dormito male o perché sono oppresse da brutti sogni che rispecchiano il loro stile di vita. A volte, si svegliano con disturbi in questa o in quella parte del corpo, per cui per loro la giornata e già cominciata male.

Pensieri sgraditi, sia di giorno che di notte, non sono altro che la conseguenza di una programmazione quotidiana negativa. La persona che si occupa solo di cose materiali non riesce più a liberarsi dalla selva dei suoi pensieri. Quello che la occupa o le fa’ male al mattino se lo porta appresso durante la giornata e durante la notte nel sonno. A causa di questa errata impostazione della vita, è circondata continuamente da vibrazioni negative che si crea da sé. Queste vibrazioni che sono sorte in lei creano anche una risonanza nella sua sfera vitale esteriore, nel mondo.

Una persona così negativa non solo dà libero sfogo alle vibrazioni create, ma ne risveglia altrettante nel suo prossimo che si trova sulla stessa lunghezza d’onda, oppure le proietta nell’ambiente atmosferico. Da quel punto le vibrazioni torneranno certamente su di lei. Se non controlla il suo modo di vivere, l’uomo rimane in un campo energetico carico di forze negative che danneggiano sempre più i suoi nervi e le cellule del suo corpo.

Queste continue risonanze negative indeboliscono il corpo e generano le malattie. Prima o poi, eventualmente nella prossima vita, questo modo sbagliato di pensare e di agire fa’ sentire i suoi effetti. Queste negatività sfociano anche in aggressività ed eccessi che danneggiano l’anima.

Queste continue azioni contrarie alla Legge di Dio creano gli involucri dell’anima. Poi affinché questi involucri si sciolgano, ed il corpo possa ristabilire gli effetti della colpa dell’anima, possono essere necessarie diverse incarnazioni.

Da queste spiegazioni, si capisce come siano decisivi i primi pensieri al risveglio. Perciò, esamina te stesso ed esercita un buon autocontrollo giornaliero. Esercitati a pensare e ad agire in modo giusto; così facendo non arrecherai danno né alla tua anima e neppure al tuo corpo.

I pensieri nobili e positivi sono forze stimolanti che ti mantengono sano e forte per tutta la vita terrena. Le forze eteree sono la migliore medicina. Le tue cellule, i nervi, il cuore e la circolazione sanguigna, tutti i tuoi organi sono assetati di queste vibrazioni divine ad alta frequenza.

Il tuo corpo non ha bisogno solo di una giusta alimentazione, come molti credono, ma anche di pensieri eterei positivi, stimolanti. Ogni cellula del tuo corpo e una figlia che vuole essere trattata con amore, per poter reagire e vivere in modo giusto. Per questo, manda alle tue cellule, le figlie del tuo corpo, pensieri positivi. Esse ti ripagheranno vibrando al ritmo delle alte forze eteree, sia di notte che di giorno. Con una programmazione positiva al mattino, si sviluppano le forze eteree in te.

Non appena l’uomo si e abituato ad un ritmo di vita divino, cioè in armonia con la Legge divina, anche le sue abitudini alimentari cambiano. Il corpo reagisce di più all’armonia delle forze eteree che alle forze del mondo, che esigono cose contrarie alla Legge di Dio, rendono insoddisfatti e tirano l’uomo verso il basso.
Programmati al mattino con una preghiera che va fatta con convinzione e va rivolta ad una potenza superiore che vive ed agisce in te, nella tua anima. Questa potenza interiore è il divino etere, la scintilla dell’anima che contiene tutte le forze cosmiche necessarie a sviluppare una vita armoniosa.

Quando preghi, pensa a Colui che vuoi che esaudisca la preghiera. Sappi che ogni pensiero ti può portare dolore o gioia. Perciò, prega dal profondo del tuo cuore Dio, il tuo Signore, affinché Lui diventi tua guida nella vita quotidiana. Dio e tuo Padre. Lui, il Signore, vorrebbe per Suo figlio solo il bene.

Tuo Padre è al di sopra delle cose di questo mondo. Lui sa e vede tutto e conosce le caratteristiche della tua anima e anche i pericoli che stanno in agguato. Tuo Padre vede la tua vita eterna. Solo Lui ti può guidare, proteggere e mantenere in salute. Lui, tuo Padre, e la maggior potenza in tutto l’universo. Di che cosa hai paura, se Dio, lo Spirito, tuo Padre vive in te?

Di te devi avere paura, o uomo, dei tuoi bassi pensieri e delle tue azioni! I pensieri che tu produci ti portano il bene o il male. Se tu dunque sei la causa delle tue sofferenze, vedi in te il nemico. Il tuo modo di pensare, di vivere e di agire attuale determina il tuo futuro. Esso può essere per te una maledizione o una benedizione.

Nessuna persona può farti del male, se tu ti trovi in armonia con la somma forza, con il tuo Padre celeste. Sono i tuoi pensieri che escludono Dio, che liberano energie negative ed attirano forze opposte che ti fanno più male che bene. Pertanto sappi, uomo, che al tuo risveglio una preghiera di cuore riattiva le sacre energie assopite in te, che eserciteranno per tutta la giornata un influsso positivo su di te, perché tu le integri continuamente nella tua vita quotidiana.
Lo Spirito del tuo eterno Padre si trova in ogni cellula del tuo corpo ed anche in ogni cellula del tuo prossimo. Se l’uomo e in grado di mettere in azione queste sacre forze, crea un fluido invincibile che lo protegge da tutti gli influssi negativi, dalle malattie e dalle negatività di questo mondo, se questo e bene per la sua anima.

Dopo che hai pregato e che ti sei messo in contatto con Dio, tuo Padre, il cui Spirito abita nella tua anima, programma le cellule del tuo cervello. Parla con l’esercito delle tue cellule, sintonizzandolo sulle alte frequenze positive dello Spirito.

Parla loro in questo senso: “Ora parlo con le cellule del mio corpo”. Comincia con le cellule del cervello e parla loro con convinzione. Un tiepido tentativo, dietro al quale non ci sia convinzione e buona volontà, non attiva le cellule. Pensa, uomo, che in ogni cellula c’è la forza dell’Assoluto, la forza della Legge di Dio.

Oggi pensa solo in modo conforme a questa Legge, poiché il Signore ha detto: “Diventa perfetto come il Padre tuo che sta nei Cieli”. Questa frase deve diventare la tua pietra di paragone. Nelle cellule del tuo cervello non dovrebbero più trovar posto pensieri negativi. Contrapponi a qualsiasi moto di aggressività il pensiero: “IO SONO LA QUIETE ED IL SILENZIO”, programmando in questo senso il tuo esercito di cellule. Guardati dall’agitazione e dal nervosismo, da qualunque parte essi provengano, sia dagli uomini che dalla tecnica.

Pensa sempre: “Non c’e niente che mi faccia paura, perché lo Spirito di Dio vive in ogni cellula del mio corpo. Mi rimetto alla Sua guida onnipotente”.

Al tuo cuore, al sangue e a tutte le altre cellule ed organi parla così: “Ogni cellula si metta in armonia con l’Infinito e cosi rimanga. Nessun virus può attaccarmi, perché in ogni cellula del mio corpo vive lo Spirito di Dio.

Al mio stomaco do ordine di richiedere solo cibi sani e di sintonizzarsi con
essi. Al palato do l’ordine di farsi sentire solo quando il corpo ha
veramente bisogno di cibo e anche in quel caso di desiderare solo cibo
conforme alla Legge.

Ai miei ormoni ed alle mie ghiandole ordino di funzionare secondo il ritmo
divino e di non lasciarsi influenzare dall’esterno.

Durante tutta la giornata, resterò in armonia e non lascierò che le
negatività entrino in me.

Il Signore mi sia di guida.

L’Assoluto mi accompagni nella vita e mi aiuti a riconoscere tutti gli
errori che ancora sono in me, fino a quando il mio cuore riposerà completamente in Dio, mio Padre”.

Chi si circonda ogni mattina di questi alti pensieri, come di una forza, e durante la giornata rimane in sintonia con essi e con l’Infinito, per mezzo di brevi ma sentite preghiere di ringraziamento, diventerà una persona spiritualmente sapiente, che sa sfruttare le ore del mattino tra le quattro e le sette e metterle al servizio della sua giornata. Le forze interne ed esterne sono al servizio di una tale persona.

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Riferimenti bibliografici:

Una guida preziosa per tutti coloro che soffrono di un male incredibilmente diffuso eppure spesso trascurato .. La depressione è una malattia assai più comune di quanto generalmente si creda. L’autore ne illustra brevemente le cause alla luce delle teorie più accreditate, fornendo nel contempo al lettore tutti gli strumenti per affrontarla.Propone, dunque, una guida pratica e accessibile che individua ed analizza accuratamente i comportamenti autolesionistici dei soggetti depressi, suggerendo modelli alternativi per evitarli.

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Sentieri di luce nel buio dell’anima
Gli stati depressivi non sono un’invenzione dell’età moderna. Esistono da sempre. Come dimostrano numerose testimonianze, la depressione e la sua variante più attenuata, la malinconia, sono state descritte da artisti e letterati dei secoli passati. Fino ad oggi, tuttavia, si è indagato pochissimo sui fattori scatenanti, i motivi e le cure della depressione.Senza dubbio ciò è in parte da ricollegare alla dinamica stessa di questo stato d’animo, perché diversamente dal soggetto aggressivo, che scarica la frustrazione all’esterno, il depresso la tiene tutta per sé. Si ritrae al proprio interno, si nasconde, non vuole avere nulla a che fare con il resto del mondo e, di conseguenza, riceve anche molta meno attenzione.

In questo libro il famoso medico e terapeuta Ruediger Dahlke analizza la psicodinamica della depressione, che in ultima analisi risulta seguire uno schema semplice: quello di una discrepanza tra le aspettative individuali e la realtà percepita soggettivamente dall’interessato. Quello che il depresso considera il significato, lo scopo della sua vita va perduto, o comunque non si realizza.

Dahlke si propone di illustrare i fattori individuali e collettivi che portano a ritirarsi nello stato depressivo, a renderli evidenti ai diretti interessati. Solo liberando dall’ombra desideri e progetti andati frustrati, solo riprendendone coscienza potremo infatti indirizzare la nostra vita in una direzione più corretta.

Dahlke ci spiega come possiamo liberare dall’ombra le immagini del nostro inconscio e abbandonare vecchi schemi. Una serie di esercizi pratici ci aiuterà a liberare le energie vitali bloccate, a riconquistare sicurezza e a tornare a svolgere un ruolo attivo nell’organizzazione della nostra vita.

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La depressione nell’ultimo cinquantennio è stata terra di conquista da parte delle case farmaceutiche che ricorrendo al poco conosciuto disease mongering, hanno creato, a tavolino, nuove patologie e soprattutto nuovi bisogni per plasmare una categoria sempre più ampia di clienti, non certamente di pazienti. È sconcertante come numerosi psichiatri e ricercatori abbiano colluso, spesso in maniera consapevole, con questa dinamica di mercato che nulla ha a che fare con la scienza.

L’autore ha sentito la necessità, ripercorrendo un lungo viaggio nella storia, nell’antropologia culturale, nelle neuroscienze, nella clinica, nella letteratura e nell’arte, di riportare alla luce le vere caratteristiche della depressione e le sue possibili cause. Convinto che solo una comprensione approfondita, priva di ideologie e di pregiudizi, possa fornire una valida risposta a quella che è stata definita come la malattia del nostro tempo.

Quindi, senza farsi incantare dalle sirene del marketing, dalle riviste patinate di psichiatria o dai megacongressi, il lettore potrà esplorare «le terre della depressione», consapevole che Scilla e Cariddi lo attendono al varco.

Il biologismo riduttivo da una parte, lo psicologismo eclettico e accattivante dall’altra. Pertanto l’esposizione sarà saldamente ancorata alla linea mediana della clinica e terrà costantemente presente l’importanza dei fattori culturali e la loro evoluzione nel corso del tempo: dati fondamentali per differenziare nettamente il «mal di vivere» – tipica e strutturale modalità dell’uomo – dalla depressione come evento clinico.
In questa ottica, il volume si propone come un saggio di «psicodinamica culturale» sulla depressione.

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Manuale di prevenzione dedicato alle donne
Oggi in Italia sono almeno 1,5 milioni gli adulti che soffrono di depressione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che la depressione sia la quarta causa di disabilità e che la sua incidenza stia crescendo rapidamente. Se poi si guarda ai gruppi specifici, essa è la causa principale di infermità per le donne comprese tra i 15 e i 44 anni.

Dunque la depressione è oggi in aumento, e specie tra le donne. Perché? Come è possibile prevenirla?

Per intervenire efficacemente è necessario guardare, innanzitutto, a quei fattori di rischio (stress da doppio carico di lavoro, burn-out e maltrattamento) nascosti nelle relazioni sociali, in famiglia e nell’ambiente lavorativo, insomma nella vita quotidiana. Non solo: è necessario superare i pregiudizi che spesso accompagnano le ipotesi sulle cause delle patologie e favorire uno spostamento di prospettiva, per disegnare una prevenzione a misura di donna.

Ma i ritardi del mondo medico in questo ambito impongono alle donne di farsi carico della propria salute, tutelandola anche con un cambiamento personale di mentalità: le tappe biologiche come il menarca, la gravidanza, il post-partum e la menopausa sono eventi fisiologici, che non possono essere considerati cause di malattia o, ancor più, come causa prevalente di depressione.

Ecco dunque un percorso diretto alle donne per aggirare i pregiudizi della società e della medicina nel rapporto con il corpo e la mente femminili, uno strumento di prevenzione – arricchito da schede di approfondimento, questionari di autovalutazione, casi tratti dall’esperienza clinica e testimonianze dirette – che vuole fornire un aiuto concreto per fronteggiare i rischi della depressione.

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Il male oscuro come opportunità di crescita spirituale
Ma è proprio vero che la depressione, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, sia un buco nero dal quale non possa nascere nulla di positivo?

La nota insegnante zen americana Cheri Huber cerca di smentire questo diffuso preconcetto e di trasmettere un messaggio diverso: la depressione, se giustamente affrontata, può portare in sé anche dei valori positivi.

Anzi, se la consideriamo come qualsiasi altro aspetto della vita, è addirittura possibile trasformare questo stato di intensa sofferenza in un prezioso dono per la crescita spirituale. Per poter accendere nuovamente la scintilla della speranza in chi soffre di depressione, è di fondamentale importanza smettere di colpevolizzarsi e imparare a provare compassione per se stessi.

Questo libro non pretende di sostituirsi alle terapie o ai consigli degli specialisti, ma offre un punto di vista nuovo e del tutto alternativo su come affrontare la depressione grazie alle tecniche provenienti dall’antico patrimonio di saggezza del buddhismo zen.

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Dieta Gift: per una sana alimentazione e un nuovo stile di vita
In Prevenire e Curare la Depressione con il Cibo gli autori spiegano in modo semplice alcune realtà scientifiche come, per esempio, quali alimenti possono determinare modifiche della biochimica cerebrale e influire sull’umore; perché l’insulina è uno degli ormoni peggio trattati dall’alimentazione contemporanea (l’aumento del diabete lo testimonia) e perché tenendola in equilibrio con l’alimentazione quotidiana si possono controllare sintomi ansiosi e depressivi.Inoltre guidano il lettore alla ripresa del movimento fisico, portandolo a capirne gli effetti anche solo iniziando a camminare, La gioia di vivere che deriva da una combinazione naturale di movimento, alimentazione e conoscenza trova nel libro la sua espressione pratica in una parte ricca di preziosi suggerimenti che possono fornire strumenti pratici per interferire personalmente con il proprio disagio psichico.

Cambiare l’orario dei pasti può cambiare il nostro stato d’animo, il nostro umore e dare nuovo sprint alla nostra esistenza?

La tesi degli autori trae lo spunto dalla loro diretta esperienza clinica, dalla casistica nata con il successo del libro DietaGIFT, la dieta che non conta le calorie, e dagli studi più recenti in tema di alimentazione mondo scientifico sta verificando che la maggior parte dei processi mentali – pensieri, emozioni, depressione, rabbia – ha alla base una particolare caratteristica biochimica e che su ognuna di queste caratteristiche può interferire ciò che mangiamo ogni giorno.

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Dopo “Depressione. A ciascuno la sua cura” – dove sono state esplorate tutte le possibili strade terapeutiche, convenzionali e non, per curare la malattia – in questo saggio gli Autori si propongono di far conoscere la depressione nei suoi aspetti più peculiari per poterla individuare prima che essa compaia.Chi sta sviluppando la depressione dà inevitabilmente qualche segnale della malattia, perché ha già in sé tracce visibili di quella sofferenza che muove l’anima nella direzione della rinuncia e dell’oscurità. Qualche lieve disturbo del sonno, inappetenza, o, viceversa, eccessivo appetito, la voglia di appartarsi, di restare soli, lunghi silenzi, apatia, malinconia, irritabilità, sono questi alcuni dei segni anticipatori più comuni che genitori, insegnanti e familiari dovrebbero saper cogliere e valutare in termini di durata e d’intensità.In Italia parlare di prevenzione per la depressione è poco diffuso e gli Autori si interrogano in modo inquietante perché i tanti “addetti ai lavori” non si adoperino in questo senso. Questo libro, unico nel suo genere, offre al lettore semplici e chiare indicazioni per potersi muovere verso le migliori azioni di prevenzione da adottare.

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Giovanni D’Agostini
Malinconia e mania. Capirle e correggerle naturalmente
La tristezza e l’incapacità di andare avanti possono attenderci dietro ogni angolo. Conoscere cosa ci succede nelle varie età della vita (infanzia, adolescenza, maturità, terza età) e come possiamo meglio risolvere le difficoltà può aiutarci a superare i nostri momenti di depressione o a trovare la chiave per comprendere quelli degli altri. Un libro per imparare a conoscere i disturbi dell’umore “entrandoci dentro”, per comprendere i sintomi e i meccanismi che li determinano.

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Quaderni di Flensburg
“In che cosa consiste una depressione? Come nasce? Quali sono le diverse forme? Cosa possiamo fare per guarire? Cosa collega la depressione alle nostre esperienze quotidiane? Interviste a medici, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri.”

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Autori Vari
Vi sono varie situazioni che provocano dolore o preoccupazione, e a volte si trasformano in vere e proprie patologie. Questo manuale vi darà indicazioni utili per riconoscerle, sapere quali sono le terapie possibili e a chi rivolgersi.

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